Ultimi giorni per iscriversi alla settima edizione del torneo 3×3 Garniga Beach Volley! Appuntamento a Garniga Terme (Trento) venerdì 17 e sabato 18 agosto. E si rinnova il sostegno alle attività dell’associazione.
INTERVISTA A ROBERTO MARCHI
Come è nata la tua passione per la pallavolo?
La pallavolo mi è sempre piaciuta, sinceramente indoor non ho mai giocato seriamente, ma ho sempre seguito il più possibile questo sport. Diciamo che la passione è esplosa quando l’allora Itas Diatec Trentino è salita in serie A1. Ricordo ancora la trasferta a Modena nel 2003 per la semifinale che però poi perdemmo al tie break. Da lì, con i miei amici, spesso andavamo al palazzetto di Trento a guardare le partite per vedere i vari scudetti che Trento ha vinto negli anni.
Son sempre stato più innamorato del beach volley, che gioco a livello amatoriale da anni ormai, partecipando a svariate Beach Volley Marathon a Bibione sia per il 2×2 che per il 3×3, allenandomi quando possibile sui campi presenti qui in zona e durante l’inverno con un po’ di indoor.
La passione per il beach volley era così forte da riuscire circa 8 anni fa a farci costruire un campo da beach volley in un paese vicino a casa, dove ora facciamo il torneo. Da lì son cominciati anni in cui l’estate, io e i miei amici, non potevamo far senza il beach volley, andavamo a giocare quasi tutti i giorni, per poi seguire degli allenamenti a Trento organizzati dai fratelli Baratto.
In quale occasione hai conosciuto Giacomo?
Giacomo l’ho conosciuto a livello sportivo seguendo il campionato italiano e la nazionale, ancora di più quando è arrivato a Trento dopo la malattia, nell’anno in cui ha portato la squadra a vincere lo scudetto dopo che Raphael si era rotto un dito in gara 4! Poi quando è uscito il suo libro, l’ho letto subito, anche se sono uno che non legge quasi mai. Nel 2016, dopo esser uscito dall’ospedale, faceva una serata, come fa di solito, di presentazione del libro e della sua storia in Val di Cembra, quindi mi son fatto portare ad ascoltarlo e conoscerlo di persona. Già lo avevo contattato dall’ospedale per il torneo e il vederlo di persona, il conoscerlo, il parlar con lui mi dava la forza che in quel momento mi serviva.
Che cosa ti ha colpito maggiormente di lui e dell’attività dell’associazione?
Di Giacomo mi ha colpito la forza che trasmette: già nel libro si capisce e di persona ancora di più, quando racconta la sua storia fa capire che una possibilità c’è, più di una possibilità, ma che dobbiamo esser noi a crederci. La sua tranquillità nel raccontare tutto è fantastica, pensare ad un giocatore di serie A che nel pieno della sua carriera si trova con un problema quasi insormontabile e fa di tutto per superare questo brutto momento è fantastico, si capisce che lui non ha mai perso la speranza, anche se è difficile e lottando ce l’ha fatta.
L’associazione mi piace perché pensa soprattutto ai più piccoli, poi sentendomi sia con Sara che con Jack si capisce la bontà dell’organizzazione. Poi vedendo che il ricavato viene utilizzato per cose pratiche, che veramente servono negli ospedali scegliere è stato facile.
Quando hai cominciato a pensare all’associazione come destinataria del ricavato del torneo?
Ad aprile 2016, dopo aver sentito dei formicolii e delle forti pulsazioni al braccio e alla gamba destra, la mia compagna mi ha portato di peso, perché io non volevo andarci, al Pronto soccorso dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento. Per questo devo ringraziarla ogni giorno, se fosse dipeso da me avrei aspettato ancora del tempo, magari potrebbe esser stato pure troppo. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Stavo già organizzando il torneo, era il quarto anno che lo organizzavo. Son stato ricoverato dal 19 maggio fino al 13 giugno, operato il 6 di giugno. I medici all’inizio mi avevano solo detto che c’era nella mia testa una cosa che non doveva esserci, che però era meglio togliere. A giochi fatti è arrivato il risultato istologico, glioblastoma di alto grado. Da lì è iniziata tutta la trafila di 30 sedute di radioterapia e di 17 cicli di chemioterapia.
Già mentre ero ricoverato all’ospedale ho iniziato a pensare cosa potevo fare per dare una mano. Il collegamento è stato semplice, avendo ben presente la storia di Jack. E il collegamento per la pallavolo il passo è stato breve per collegare il tutto al torneo. Già avevo l’organizzazione ben avviata grazie alla mia compagna e a un paio di amici, quindi mi son messo a cercare sponsor per poter devolvere il più possibile. Finora per il torneo che organizzo (20 squadre) in un paesino di 300 persone, son più che soddisfatto! Mi piacerebbe far ancora di più e ci continuerò a provare, per questo quest’anno ho deciso di fare due tornei su tre giorni. Speriamo di farcela!
9 agosto 2018