Nella mente del campione: due chiacchiere con Simone Bolelli

La scorsa settimana, nella splendida cornice del circolo di tennis di via Bonfigli a Perugia, è andato in scena l’annuale torneo challenger. Molti i partecipanti che si sono dati battaglia per conquistare l’ambito trofeo. Noi, essendo stati invitati, abbiamo avuto la possibilità di scambiare due parole con molti giocatori, tutti estremamente disponibili nei nostri confronti. Una delle chiacchierate più piacevoli l’abbiamo avuta con l’ex vincitore degli Australian Open (categoria doppio!) Simone Bolelli.

Una gradevole conversazione che ci ha permesso di conoscere meglio l’ex numero 36 del mondo.

Lo troviamo che riposa nella player lounge, sopraelevata rispetto al circolo, probabilmente intento a contemplare la bellezza del luogo. Ci avviciniamo e gli chiediamo cosa ne pensa della nostra città e del torneo. In tanti anni è la prima volta che viene a Perugia, ma dice di esserne rimasto piacevolmente sorpreso: “è tutto molto ben organizzato, la gente è molto simpatica, e poi la location è meravigliosa, credo sia stato fatto un gran lavoro. In più ci sono anche molti giocatori di alto livello”. Simone non è qui per giocare il torneo, “sento ancora qualche problema al ginocchio, sono qui solo per allenarmi”, ma ha comunque accettato l’invito dell’organizzazione per passare qualche giorno in zona e rimanere anche nel circolo a giocare con i ragazzini: “mi fa piacere dare una mano e stare con i più giovani”. 

Spaziamo su vari argomenti, parlando anche in generale del mondo ATP (Association of Tennis Professionals), con il quale dice di trovarsi molto in linea ultimamente: “credo stiano facendo un ottimo lavoro, hanno preso delle buone decisioni, ci sono sempre i giocatori di vertice che fanno la differenza anche a livello decisionale, penso comunque che ogni anno provino a inventarsi qualcosa di nuovo per far espandere il prodotto ATP”. 

Mentre parliamo ci passa davanti Corrado Barazzutti, attuale coach di Coppa Davis ed ex storico giocatore italiano, e il discorso devia sulla crescita di una nuova generazione di tennisti italiani: “io penso che in questo momento, per quanto riguarda la Coppa Davis, non ci sia ancora spazio per un ricambio. Prima o poi però dovrà avvenire, già ultimamente stiamo provando a fare giocare ogni tanto qualcun altro, per evitare di dover poi fare un cambio drastico”. 

Ritorniamo poi a parlare dei suoi problemi fisici e ampliamo il discorso un po’ più a tutto il tennis in generale: “è importante stare bene fisicamente. Non mi sento malissimo, è che ho passato due settimane sull’erba dopo che non ci giocavo da due anni, in questo modo è dura. Però credo che a questo livello, per quanto giochiamo e viaggiamo, non avere mai qualche fastidio fisico sia impossibile… almeno per me!”

Lo sport professionistico richiede sacrificio, resistenza e tanta passione. Questi ragazzi lo sanno e la cultura sportiva che si respira intorno a questi campi è coinvolgente. In bocca al lupo ragazzi del tennis e grazie per il vostro immancabile stile.

19 luglio 2017

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