Villa Fantelli pronta ad accogliere i piccoli pazienti

“Nel 2018 ci eravamo posti un obiettivo importante: contribuire alla ristrutturazione di Villa Fantelli e alla piena operatività di questa struttura, dedicata a servizi di supporto al reparto di oncoematologia pediatrica del Policlinico universitario “Giambattista Rossi” di Verona, ci siamo riusciti e ne siamo orgogliosi”. 

Così Giacomo Sintini, ex campione di pallavolo commenta l’esito positivo della donazione che la sua omonima associazione ha effettuato oggi a Verona in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura. 

“E’ stato un lungo percorso – spiega Sintini – che ha visto coinvolte istituzionali locali, associazioni di volontariato e la direzione del reparto, ma quello che per noi è fondamentale è la bontà del progetto, la sua fattibilità e sostenibilità nel tempo”. 

L’Associazione Giacomo Sintini ha sede a Perugia ma collabora in tutta Italia con associazioni affini e con le strutture sanitarie per offrire ai pazienti in cura, alle famiglie, ai medici e ai ricercatori, servizi e strumenti all’avanguardia, oltre che contribuire a sostenere la ricerca scientifica nel campo delle malattie onco-ematologiche. 

“La collaborazione fra noi, il Policlinico Rossi, Abeo Onlus e il Comune di Piubega (Mantova) è nata l’anno scorso – racconta Sintini -, ed insieme durante la Giornata della Solidarietà 2018, abbiamo avviato la raccolta fondi in ricordo di Gianni, un bambino di Piubega, che nel policlinico veronese ha ricevuto le migliori cure possibili”. 

Villa Fantelli, un elegante edificio novecentesco, si trova a fianco del reparto di oncoematologia pediatrica del “Giambattista Rossi” e qui si svolgono attività di fisioterapia e ludoterapia per i pazienti più giovani, ci sono spazi per la ricerca e per colloqui fra famiglie e psicologi. 

“La nostra Associazione – conclude Sintini – ha contribuito all’arredamento di due uffici all’interno della Villa, spazi confortevoli e accoglienti, nei quali mi auguro che i giovani guerrieri e le loro famiglie possano trovare momenti di serenità mentre affrontano un difficile percorso di cura”. 

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